Quante volte ti sei trovato a dover scegliere un vino di fronte a scaffali pieni delle bottiglie più disparate?

E quante volte ti sei chiesto se valesse davvero la pena prenderne uno più costoso?

Beh, la domanda se la sono posta in tanti, ma qualcuno ha anche cercato una risposta.

Un esperimento: degustazioni in “doppio cieco”

Il critico e degustatore di vini Robin Goldstein, infatti, ha condotto uno studio negli Stati Uniti per verificare la relazione tra il prezzo del vino e l’apprezzamento da parte di chi lo assaggia, esperti e non. Lo studio è stato pubblicato nel 2008 dal Journal of Wine Economics e si chiama, appunto, “Do more expensive wines taste better?”.

Sono state coinvolte 506 persone (il 12% delle quali esperte) che nel corso di 6175 degustazioni divise in varie sessioni, hanno assaggiato 523 vini diversi tra loro per tipologia e provenienza. I prezzi delle bottiglie potevano variare da 1,65 a 150 dollari, ma né i partecipanti né le persone che servivano i vini conoscevano che vino fosse e, quindi, quanto costasse (test cosiddetto in “doppio cieco”).

I degustatori dovevano esprimere un voto da 1 a 4 per ogni vino. I punteggi totali ottenuti dai vini sono poi stati messi in relazione ai prezzi delle bottiglie e analizzati dai ricercatori delle università di Stoccolma e di Yale.

Risultati

I risultati, inaspettatamente, hanno mostrato una leggera correlazione negativa tra il prezzo e il gradimento. Questo significa che all’aumentare del prezzo diminuiva il gradimento da parte degli assaggiatori, quindi i vini più pregiati incontravano meno il gusto delle persone rispetto a quelli più economici.

Questo tuttavia non risulta vero se si considera solo il campione di esperti, che dimostrano quindi avere criteri di valutazione diversi dai normali consumatori.

Come i prezzi ci influenzano

L’esperimento è stato svolto anche al contrario da un gruppo di ricercatori californiani, che ha voluto studiare il giudizio sui vini da parte di assaggiatori (normali consumatori di vino) che conoscevano il prezzo delle bottiglie.

Venti persone, durante le degustazioni, sono state monitorate da una macchina che mostrava in tempo reale quali zone del cervello venivano attivate.

Ai soggetti è stato detto che avrebbero assaggiato cinque diversi cabernet sauvignon, mentre in realtà erano solo tre, di cui due somministrati due volte, con prezzi diversi.

In particolare, un vino da 90 dollari è stato presentato anche come se ne costasse 10, e un vino da 5 dollari anche come se ne costasse 45.

Risultati

Gli assaggiatori, in entrambi i casi, hanno espresso una preferenza per il vino con l’indicazione di prezzo più alta.

Misurando le attività cerebrali, si è visto come gli stimoli primari del gusto non venissero ingannati dal prezzo (reagivano ugualmente ai vini uguali).

Al contrario, nella zona in cui vengono codificate le esperienze di piacere derivanti dall’odore e dal sapore, a un prezzo più alto corrispondeva effettivamente un’irrorazione sanguigna più elevata.

Due mesi dopo, quando il test è stato ripetuto alla cieca (senza prezzi), i soggetti non hanno percepito differenze tra i vini uguali.

Conclusioni

Quali indicazioni possiamo trarre, dunque, dagli studi che abbiamo riportato? Principalmente che sì, noi consumatori siamo influenzati dai prezzi, ma anche che questi hanno effettivamente un ruolo nella nostra percezione del piacere quando consumiamo un vino pregiato. La bontà di un vino, dunque, non dipende solamente dalle sue qualità intrinseche, ma anche da come viene presentato.

La prossima volta che portate un vino a tavola – qualunque esso sia – ricordatevi di dire che vale molto. Piacerà sicuramente di più!