Se sei un amante del vino sarai sicuramente abituato a distinguere le bottiglie in base alla bellezza dell’etichetta, della forma, del colore oppure del packaging.
Ma ti sei mai chiesto perchè le bottiglie misurano proprio 0,75 litri?
A pensarci bene la maggior parte delle bevande in commercio, dall’acqua alla Coca Cola, vengono confezionate in vari formati: è facile trovare bottiglie da mezzo litro, un litro, oppure da loro multipli.
Perché questa regola non vale (o è meno comune) nel caso del vino?
Molto spesso si pensa che la risposta sia legata ad una questione di qualità. In realtà, esistono una molteplicità di storie e aneddoti che hanno dato vita nel tempo ad un complesso ma intrigante puzzle fatto di tradizione, praticità e comodità.
Alla base vi sono dunque quattro leggende, che ora vi andiamo ad illustrare.
1. Il formato dei soffiatori di vetro
Secondo questa leggenda la forma e la capienza delle bottiglie derivano dalla capacità polmonare degli antichi soffiatori vetrai settecenteschi. Questi artigiani erano in grado di soffiare e plasmare in un colpo solo bottiglie fino a 0,65-0,75 litri. Nel tempo per praticità e convenienza decisero di concentrarsi sulla produzione di contenitori da 0,75 litri, trasformando questa tendenza in una vera e propria prassi tuttora valida.
2. La teoria di 1/6 di gallone
La seconda leggenda sostiene, invece, che la grandezza delle bottiglie sia dovuta a calcoli aritmetici che trovano la loro origine nel Regno Unito, il Paese che per primo ha fatto ricorso al vetro.
Al tempo, infatti, l’unità di misura dei liquidi era il gallone, corrispondente a circa 4,5 litri. Le casse per il trasporto del vino contenevano 2 galloni, ovvero 9 litri, che si decise di suddividere in 12 bottiglie ciascuna da 0,75 litri.
Ben presto la capienza da 0,75 litri divenne la quantità considerata dai produttori ideale, pratica e vantaggiosa sia in un’ottica economica che di logistica.
Negli ultimi anni i vignaioli hanno riconosciuto un’ulteriore significato a questa teoria che richiama i fervidi rapporti commerciali del passato tra Francia e Regno Unito.
Gli inglesi erano, infatti, abituati ad acquistare il vino di Bordeaux nelle barrique da 225 litri, corrispondenti a 50 galloni, vale a dire l’equivalente di 300 bottiglie da 0,75 litri.
Anche in questo caso il valore standard trova, dunque, la sua origine in una semplice equazione data da:
1 barrique = 50 galloni = 225 litri
225 litri totali : 300 bottiglie = 0,75 litri cad.
3. Le esigenze d’osteria
In base alla terza leggenda l’unità di misura da 0,75 litri venne introdotta per facilitare la gestione del vino nelle osterie.
Infatti, 0,75 litri corrispondevano a circa 6 bicchieri di vino da 125 ml, capienza tipica del tradizionale bicchiere da osteria. Ricorrendo a semplici conti gli osti potevano, dunque, calcolare il numero di bottiglie da stappare per soddisfare le richieste dei clienti ed evitare, così, sprechi.
4. Una questione di peso e di praticità
L’ultima ipotesi riguarda il peso complessivo di una bottiglia dato dalla somma di vetro e vino.
Per avere un peso standard i produttori decisero di utilizzare una bottiglia che, riempita con il vino, raggiungesse il chilogrammo. Considerando che il peso del recipiente vuoto era in media di quasi 250 grammi, l’unico modo per raggiungere il valore standard era produrre bottiglie contenenti poco più di 750 grammi di vino.
1 Kg (vetro + vino) = 0,25 Kg di vetro + 0,75 Kg di vino
Il formato oggi in uso è, dunque, il risultato di un insieme di teorie, forse non sapremo mai quale tra queste sia quella reale, ma le leggende che abbiamo appena condiviso avranno senz’altro accresciuto il fascino che ha su di noi questa meravigliosa bevanda.
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