Vegani? Intolleranti al lattosio? Golosi? Avidi di novità?
Ecco il giusto compromesso per un Natale più sostenibile: il panettone vegan.
Siamo tutti abituati al classico panettone, quello fatto di farina di frumento, zucchero, uova, lievito, sale, canditi e una quantità di burro non troppo modesta. C’è chi aggiunge il latte, chi il miele, chi gli aromi naturali, ma quello che conta, quello che rende un panettone, “un vero” panettone, sono gli ingredienti di origine animale, specialmente il burro.
Eppure, sebbene le regole della pasticceria siano altre, esiste un’alternativa che forse non tutti conoscono. Si tratta proprio di un lievitato, simile al panettone, ma vegan, senza latte, senza burro, senza uova, totalmente plant-based.
E dentro, cosa c’è?
Ogni “panettone vegano” in commercio ha la propria ricetta, ma in generale gli ingredienti utilizzati sono: farina di grano tenero, acqua o bevande vegetali, lievito madre, margarina vegetale, zucchero e canditi.
C’è chi lo produce in casa con un pizzico di fantasia e un po’ di magia natalizia e c’è chi preferisce invece comprarlo.
Confrontiamo i valori nutrizionali
I valori nutrizionali dei panettoni che contengono prodotti di origine animale e dei “panettoni vegan” non differiscono più di tanto.
Prendendo come riferimento 100 g di prodotto, abbiamo circa la stessa quantità in termini di kcal (300-400), carboidrati (e zuccheri). Leggermente inferiori invece il quantitativo di grassi, proteine e sale nei panettoni vegan.
Possiamo constatare, dunque, che le differenze in questo senso sono poche.
Una questione di prezzo?
Per quanto riguarda il prezzo possiamo dire che i “panettoni vegan” sul mercato non siano proprio economici: il costo è di circa trenta euro al chilo, specie per i prodotti più conosciuti. In alcuni supermercati si trovano panettoni in formato più piccolo, di solito 500 grammi, e il costo si aggira sugli undici euro.
Insomma, se siamo abituati al solito panettone del supermercato, il prezzo di quello vegano ci apparirà certamente esagerato. Guardando invece i costi di un qualsiasi buon panettone artigianale o di pasticceria, ci accorgeremo che non c’è moltissima differenza con quello vegano: ci aggiriamo sempre attorno a una media di trenta euro al chilo.
Tirando le somme, possiamo dire che la sostenibilità ha un prezzo.
Un “non” panettone?
Forse, durante la lettura, vi sarete chiesti perché abbiamo utilizzato le virgolette riferendoci al panettone vegan. Facciamo un attimo di chiarezza…
Nel luglio 2005 un decreto ministeriale ha stabilito che la denominazione “panettone” possa essere utilizzata solo per un prodotto lavorato a partire da un impasto a base di specifici ingredienti, tra cui il burro (in quantità minima del 16%), le uova (di categoria “A”, o tuorlo d’uovo, oppure entrambi, in quantità tali da garantire non meno del 4% in tuorlo) e, talvolta, il latte.
La presenza di tali ingredienti di origine animale esclude, di fatto, la sua alternativa vegana dalla denominazione “panettone”.La verità è che, in qualunque modo volessimo denominarlo, il “non-panettone” vegan resta comunque un ottimo prodotto per passare le feste in compagnia, senza far sentire chi adotta uno stile di vita vegano o chi semplicemente desidera essere più sostenibile, fuori posto.
D’altronde, non è vero che il Natale unisce tutti?
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