Appassionati e curiosi amanti del vino, mai sentito parlare di orange wine? Non c’è niente di strano in un vino arancione, se vi capita di vederlo, assaggiatelo! Non ha alcun difetto, anzi, si tratta di un metodo di vinificazione antichissimo, riesumato nel mondo vinicolo odierno.
Georgia, un migliaio di anni fa
La nascita degli Orange è da collocare nel territorio dell’attuale Georgia, zona ad alcuni nota come “patria del vino”. Tradizionalmente, il colore arancione di questi vini è ottenuto mediante la vinificazione in anfore di terracotta (kvevri, in georgiano).Si versavano, infatti, il succo d’uva, le bucce e i raspi all’interno di un’anfora che, dopo essere stata sigillata, rimaneva interrata per diversi anni fino a completa maturazione del vino. Il prolungato contatto con le bucce dell’uva è responsabile di sapori e colori inusuali per un vino ottenuto da vitigni a bacca bianca. Per la sua unicità e storicità, l’Unesco ha riconosciuto nel 2013 la pratica vitivinicola dei kvevri georgiani come Patrimonio dell’Umanità. Il viaggio degli Orange dalla Georgia all’Italia inizia negli anni ’90, con Josko Gravner e Stanko Radikon. Collocati ai confini tra Slovenia e Friuli-Venezia Giulia, di preciso a Oslavia, sono ad oggi considerati i padri della vinificazione dei vini ambrati.
Come si ottiene un Orange Wine?
Un Orange Wine si potrebbe definire come il risultato di un’uva bianca vinificata in rosso… ma cosa vuol dire?
Il passaggio chiave è la macerazione, ovvero la fase in cui il mosto rimane a contatto con le bucce dell’acino. Solitamente si effettua per i vini rossi o rosati, i quali prendono il colore proprio grazie al contatto prolungato con uve a buccia rossa.
La particolarità dei vini orange è che si effettua la macerazione, non più su uve rosse, bensì su uve a bacca bianca. Il tempo di contatto con queste ultime, variabile da qualche giorno ad alcuni mesi, conferirà il peculiare colore ambrato.
A prescindere dalla durata della macerazione, il mosto acquisisce un profilo chimico, fisico e sensoriale che contraddistingue il vino ottenuto sia da un bianco sia da un rosso. Per l’importanza che assume la fase della macerazione, i vini orange vengono ugualmente definiti “vini macerati”.
Caratteristiche organolettiche
Va premesso, innanzitutto, che i vini orange sono in genere ottenuti da lavorazioni minimali, caratterizzate da pochi interventi da parte dell’uomo. Per questo motivo, possono sviluppare caratteristiche sensoriali uniche e capaci di differenziarsi molto da vino a vino. I tratti che più li accomunano sono i seguenti:
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Costituiscono una categoria a parte: risulta dunque superfluo cercare di paragonarli ai rossi o ai bianchi;
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Si prestano a medi e prolungati periodi di invecchiamento;
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Al naso, si distinguono per sentori erbacei e fruttati. Spesso esprimono note ossidative preponderanti e decise che riportano a elementi come l’anice stellato, il ginepro, la foglia di pomodoro, la frutta candita;
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Al palato, i vini ambrati sono sicuramente più complessi e strutturati di qualsiasi bianco o rosato grazie all’elevata quantità di tannini presente. Ciononostante, regalano la sensazione di freschezza e sapidità, solitamente associata ai prodotti da bacca bianca.
A tavola con gli Orange
Un Orange wine può, dunque, essere più o meno strutturato, e ciò dipende dal vitigno di partenza e dal tempo di permanenza delle bucce sul mosto. Grazie alle esaltate sensazioni di freschezza e tannicità, i vini ambrati si adattano bene sia a pesci molto grassi o affumicati, sia a carni bianche, anche leggermente speziate. In parole semplici? Gli orange wine sono ad oggi l’emblema della varietà del mondo vitivinicolo. Sono quella formula che serve a dare un senso di cambiamento ai palati più curiosi e un tocco di originalità ai pasti più classici. Speriamo di aver stimolato il vostro interesse e curiosità, ed al prossimo pasto.. che Orange sia!
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