L’olio di palma è l’olio vegetale maggiormente apprezzato ed utilizzato dall’industria alimentare. Esso deriva dalla palma da olio, una pianta tipica della foresta pluviale.

In questo articolo passeremo in rassegna vari aspetti legati all’impatto ambientale della sua produzione per fare chiarezza su una domanda che in tanti si fanno: quanto è (in)sostenibile l’olio di palma?

Spesso, quando si sente parlare di sostenibilità dell’olio di palma, si pensa alla massiccia deforestazione che tali produzioni hanno provocato in ampie fasce di foresta pluviale. Tale effetto non è altro che il risultato dell’ingente domanda di questo prodotto che ha spinto alla necessità ed alla convenienza economica di destinare nuovi terreni alla sua coltivazione.

Purtroppo, uno dei principali effetti che ne sono derivati è stato quello di mettere a repentaglio interi ecosistemi andando ad intaccare ulteriormente l’habitat di numerose specie animali (oranghi, rinoceronti, elefanti e tigri) che rischiano l’estinzione o si sono in parte già estinte.

Inoltre, per deforestare si ricorre generalmente alla pratica incendiva causa principale degli incendi che si sviluppano nella foresta pluviale che contribuisce ad aumentare l’immissione di gas serra nell’atmosfera.

Perché si preferisce coltivare olio di palma?

La ragione è semplice: rispetto agli altri oli vegetali la sua resa produttiva è la migliore.

Le coltivazioni necessitano, inoltre, di poco terreno, di un utilizzo di contenute quantità d’acqua e minimo uso di concimi e fertilizzanti determinando costi di produzione esigui.

Riportiamo di seguito qualche esempio pratico che aiuti a capire il potenziale delle coltivazioni della palma da olio:

  • Resa: un ettaro di palma da olio produce quasi cinque volte l’olio ottenuto da un ettaro coltivato a piante di arachidi e sette volte l’olio derivato da un ettaro di piante di girasoli.
  • Land use: sarebbe necessario un consumo di suolo di gran lunga superiore per sostituire l’attuale produzione mondiale di olio di palma con un olio vegetale alternativo. Si parla di una superficie pari a tre volte l’Italia nel caso dell’olio di girasole e sei volte per l’olio di oliva.
  • Lavoro ed erosione del suolo: le piante di palma da olio durano dai 10 ai 15 anni, mentre le piante di girasole e colza devono essere ripiantate annualmente causando così maggiore erosione del terreno.

Possiamo quindi constatare come rinunciare all’olio di palma per una sua alternativa vegetale non sia necessariamente vantaggioso in termini di impatto ambientale. L’utilizzo di un altro olio vegetale potrebbe al contrario portare ad un impatto ambientale maggiore.

 

Olio di palma sostenibile certificato

Nell’ottica di ridurre l’impatto ambientale e sociale dell’olio di palma, nel 2004 alcune aziende produttrici ed ong ambientaliste hanno istituito la Roundtable on Sustainable Palm Oil (RSPO), organizzazione che ha sviluppato uno standard globale di certificazione per l’olio di palma avente come obiettivo la salvaguardia della sostenibilità ambientale.

Tra i requisiti che un olio di palma deve dimostrare per ottenere la certificazione, troviamo ad esempio:

  • La tracciabilità e l’origine conosciuta
  • Il rispetto di pratiche di coltivazione rispettose dell’ambiente
  • L’utilizzo di terreni non sottoposti ad incendi volontari
  • La promozione dello sviluppo di piccoli produttori indipendenti

Guardando i dati, ad oggi circa il 19% dell’olio di palma prodotto nel mondo ha la certificazione di sostenibilità.

In Italia, la certificazione RSPO riguarda il 92% dell’olio di palma usato dall’industria alimentare.

Benefici

L’investimento nella produzione di olio di palma sostenibile è una valida soluzione per migliorare l’impatto ambientale e sociale di questo prodotto. Attraverso il rispetto di precisi standard in materia di conservazione ambientale e tutela dei lavoratori si possono migliorare le criticità legate alla sua produzione.

Criticità

Alcune delle principali critiche mosse riguardo la certificazione RSPO sono:

  • Criteri insufficienti e scarsa trasparenza: gli standard di questa certificazione sono stati considerati insufficienti da esperti in ambito di conservazione ambientale. Ad esempio, la sostenibilità associata all’olio di palma viene considerata una fotografia parziale, che terrebbe conto sì della sua produzione, ma tralasciando aspetti relativi alla deforestazione ad essa collegata;
  • Produzione insufficiente per la domanda: bisogna tener conto che un’agricoltura interamente di palma da olio sostenibile non riuscirebbe a soddisfare la domanda attuale a causa delle rese inferiori.

Conclusioni

In conclusione è bene aver presente l’impatto ambientale dell’olio di palma e la probabilità che, qualora i nostri modelli di consumo non dovessero cambiare nei prossimi anni, la distruzione irreversibile della foresta pluviale sia destinata ad aumentare.

Una possibilità per ridurre tale impatto potrebbe essere rappresentata dalla produzione di olio di palma sostenibile, tenendo però presente che la domanda attuale non riuscirebbe ad essere soddisfatta da una produzione interamente sostenibile certificata.

Non va, infine, dimenticato che sostituire olio di palma con altri oli vegetali potrebbe causare un impatto ambientale persino superiore. Ricordiamoci di controllare la lista ingredienti quando acquistiamo prodotti che riportano l’indicazione “senza olio di palma” credendo di fare una scelta più sostenibile!

Se vuoi saperne di più su questo olio, non perderti l’articolo: Olio di palma: favorisca i documenti