Le certificazioni: tra sicurezza e qualità
Oggigiorno scegliere un prodotto, significa poter avere massima fiducia in ciò che si sta acquistando.
I consumatori, sempre più attenti ed esigenti, hanno profondamente modificato la relazione con le aziende, soprattutto quelle del settore food&beverage. Per questo è importante che le stesse possano offrire la miglior immagine di sé, infondendo al consumatore sicurezza e affidabilità.
Come fare? Aderire a certificazioni di qualità volontarie è sicuramente un’ottima soluzione. Le certificazioni di qualità sono delle procedure mediante le quali degli enti certificatori dichiarano che un determinato prodotto o processo è conforme ad una specifica normativa. Quindi, le certificazioni di qualità volontarie si affiancano ai requisiti cd. cogenti (ovvero obbligatori) e vanno a fornire garanzie ulteriori al consumatore.
Le motivazioni che spingono un’azienda a sottoporsi ad una certificazione sono essenzialmente tre:
- Valorizzare il prodotto, esaltandone le peculiarità;
- Soddisfare le esigenze dei consumatori;
- Tutelare la salute dei consumatori garantendo il rispetto di requisiti di sicurezza più stringenti.
Certificazione cogente e certificazione volontaria: facciamo chiarezza
Come abbiamo detto in precedenza, le certificazioni volontarie vanno ad accostarsi a quelle cogenti, questo perché gli ambiti che vengono interessati sono profondamente differenti:
● Ambito cogente: è rappresentato da tutta la legislazione italiana ed europea che stabilisce i principi generali da rispettare al fine di garantire ai consumatori un prodotto sicuro dal punto di vista igienico-sanitario.
● Ambito volontario: è rappresentato da riferimenti normativi elaborati da enti di normazione, o norme elaborate da organizzazioni che determinano la definizione di standard qualitativi dei prodotti alimentari.
L’una non esclude l’altra, proprio perché differenti sono le motivazioni che spingono l’azienda a certificarsi: da una parte abbiamo la volontà di valorizzare un prodotto per i suoi alti standard qualitativi, dall’altra l’obbligatorietà di garantire un prodotto salubre e sicuro, come richiesto dalla normativa.
Certificazione di sistema e certificazione di prodotto
Per riuscire a destreggiarsi in ambito così complesso, occorre fare chiarezza su alcuni concetti di fondo.
Il primo passo è distinguere le certificazioni di sistema dalle certificazioni di prodotto:
● Certificazioni di sistema: si intendono tutte quelle norme o linee guida redatte con lo scopo di migliorare l’efficacia e l’efficienza dei processi aziendali. Nota bene: per efficacia si intende la capacità di raggiungere un obiettivo, per efficienza, l’abilità di raggiungerlo impiegando le minori risorse possibili.
● Certificazioni di prodotto: si tratta di atti formali in cui viene riconosciuto di un prodotto ai requisiti definiti da una specifica norma. Queste sono nate per fornire al consumatore maggiore garanzia sulla qualità del prodotto, dimostrando l’attenzione che l’azienda ha nei confronti degli stessi.
Come ottenere una certificazione?
Per conseguire una certificazione volontaria, l’azienda deve in primis disporre di un sistema di gestione interno per la qualità o, in alternativa, redigere un disciplinare interno di riferimento. Una volta terminata questa prima procedura, occorre identificare l’oggetto della certificazione, sia esso un prodotto o un sistema, valutandone le relative caratteristiche e solo al termine di questa seconda fase, sarà possibile identificare l’organismo di certificazione più consono e che avrà il compito di certificare l’azienda.
Una volta definito l’ente certificatore, occorre inoltrare una richiesta di certificazione. L’ente si occuperà di prendere in carico la richiesta e, successivamente, di nominare un gruppo di valutazione. Nel caso in cui l’azienda, nel suo assetto organizzativo, non disponga di un gruppo di lavoro dedito all’elaborazione di tutti i dati e le documentazioni richieste al momento della visita, è possibile avvalersi di un consulente esterno che la accompagni in ogni fase, da quella preparatoria a quella conclusiva. Al termine della visita, se l’audit avrà ottenuto un esito positivo, si avrà l’emissione della certificazione.
Le certificazioni hanno una durata?
È utile sapere che le certificazioni hanno una durata limitata, variabile da uno (come per BRC o IFS) a tre anni (come per la ISO 9001), pertanto sono soggette a rinnovo. Ad ogni modo, l’ente certificatore organizza periodicamente degli audit all’interno dell’azienda, con lo scopo di verificare che gli standard qualitativi richiesti vengano sempre e continuativamente soddisfatti, andando a garantire il pregio del prodotto, soprattutto nei confronti del consumatore. Tuttavia, nel caso in cui il prodotto non risulti conforme ai parametri richiesti, la certificazione viene immediatamente revocata.
Ricapitolando, ottenere una certificazione non è per nulla scontato, per questo occorre l’azienda dia prova di possedere una salda identità e motivazione. Solamente se si dimostreranno fortemente determinati e preparati sarà possibile conseguire la certificazione con successo.
Scopri di più:
- Come riconoscere un olio extravergine di qualità e cosa ne determina il prezzo?
- Biologico vs naturale: metodi di produzione a confronto
- Le uova da galline allevate “a terra” sono una buona scelta?
Le certificazioni: tra sicurezza e qualità
Come scegliere un tonno più sostenibile