Come scegliere un tonno più sostenibile
Negli ultimi decenni l’attività della pesca del tonno ha subito un netto incremento sino a raggiungere nel 2019 la soglia delle 5,2 tonnellate di catture globali. Nonostante l’ISSF, International Seafood Sustainability Foundation, affermi che l’87% del prodotto provenga da stock ad “elevato stato di salute”, i recenti dati evidenziano la necessità di intervenire per tutelare la specie dall’eccessivo sfruttamento. Al riguardo in tutto il mondo sono state avviate diverse campagne ambientaliste i cui punti cruciali si basano principalmente su due aspetti: la modalità di pesca e la tracciabilità del tonno.
Modalità di pesca
La pesca indiscriminata, sempre più frequente, ha un rilevante impatto sulla biodiversità: essa può coinvolgere, infatti, specie a rischio, come squaletti e tartarughe, che vengono catturate accidentalmente. Al riguardo si distinguono, dunque, tre tecniche di pesca che vengono valutate in base alla quota di “catture accidentali”:
- La pesca al palamito avviene mediante l’impiego di lunghi cavi di nylon provvisti di migliaia di lenze dotate a loro volta di ami. Si tratta della tecnica meno sostenibile in cui il pescato accidentale può raggiungere il 20% del totale provocando gravi danni all’economia, oltre che all’ambiente.
- La pesca con reti a circuizione rappresenta il 65% dell’attività. Tale tecnica prevede l’impiego di una grande rete, conosciuta come tonnara volante, che circonda il banco di tonni prima di essere chiusa nella parte inferiore, impedendo, così, agli animali di scappare.
Questo metodo è generalmente considerato sostenibile perché non danneggia i fondali marini e consente di catturare solo banchi di pesce prescelti. Questa considerazione non è valida nel caso in cui la pesca avvenga con l’ausilio dei Fad, Fish Aggregate Device, ovvero zattere galleggianti dotate di GPS lasciate in mare per radunare i pesci in aree circoscritte. Solitamente attorno ai Fad si radunano grandi quantità di pesci di ogni tipo che vengono così catturati senza alcuna distinzione. Tale metodo risulta essere, dunque, poco selettivo poiché coinvolge pesci non bersaglio, tra cui specie non vendibili e talvolta protette.
Di recente la pesca con i Fad è stata bandita ma, data la difficoltà di controllo dei pescatori in alto mare, se si vuole evitare questo tipo di “cattura” viene sempre consigliato al consumatore di affidarsi a prodotti certificati sostenibili. - La pesca del tonno alla canna è il metodo tradizionale e più selettivo, in grado di minimizzare il numero di prede involontarie. Si tratta della tecnica più sostenibile che ricorre all’utilizzo di canna e mulinello, nonché la versione moderna di amo e lenza tradizionale.
Questa pratica consente, infatti, di ridurre al minimo le catture involontarie in quanto le specie indesiderate possono essere liberate immediatamente nel mare. Inoltre, evita lo sfruttamento eccessivo delle specie marina poiché consente di catturare un pesce alla volta.
L’utilizzo di esche vive e di manodopera intensiva rendono, però, la tecnica poco conveniente, motivo per cui rappresenta solo l’8% dell’attività complessiva.
In commercio, solo il “pescato a canna” è talvolta indicato in etichetta. Trattandosi di un’indicazione positiva che giustifica un prezzo più elevato, è possibile ritenere che, laddove non sia presente, sia stato utilizzato un metodo di pesca meno sostenibile.
Come scegliere un tonno più sostenibile
Tracciabilità del tonno
La tracciabilità è il secondo parametro che il consumatore dovrebbe valutare per acquistare un prodotto sostenibile. Oltre al metodo di pesca il consumatore dovrebbe, infatti, considerare la taglia del pesce e privilegiare prodotti di grandi dimensioni in modo da assicurarsi che i tonni abbiano avuto almeno una possibilità di riprodursi, garantendo un futuro alla popolazione della specie. Secondariamente bisognerebbe valutare la provenienza del tonno per evitare di scegliere prodotti provenienti da zone sovrasfruttate come il tonno obeso dell’Atlantico, quello a pinnagialla dell’Oceano Indiano e il Thunnus orientalis del Pacifico.
Oggigiorno queste informazioni sono raramente disponibili per i consumatori a causa di un mercato ittico deregolamentato privo di un adeguato supporto normativo.
L’unico obbligo è, infatti, quello di indicare in etichetta lo stabilimento di confezionamento del prodotto, consentendo, dunque, di tralasciare le informazioni inerenti alla provenienza e alle modalità di pesca. Di conseguenza per il consumatore risulta estremamente difficile risalire alla reale storia del prodotto, in special modo se trasformati, e selezionare un pesce a tutti gli effetti “sostenibile”.
Una mano dalle certificazioni
Proprio con lo scopo di guidare ed assistere il consumatore nella scelta di prodotti ittici sostenibili, sono nate nel tempo numerose certificazioni.
Una delle certificazioni più note è certamente la MSC (Marine Stewardship Council), uno standard ambientale che si basa su tre principi fondamentali:
- stock ittici sostenibili;
- riduzione al minimo dell’impatto ambientale;
- efficace gestione della pesca.
Un altro marchio di sostenibilità diffuso è Friend of the sea, una certificazione basata su criteri che richiedono:
- non sovrasfruttamento degli stock ittici;
- abolizione di tecniche fortemente impattanti sul fondale marino;
- utilizzo di attrezzatura di pesca selettive;
- nessuna cattura accessoria;
- gestione dei rifiuto e dell’energia;
- rispetto dei requisiti legali;
- responsabilità sociale.
Le due certificazioni sono accomunate da un’unica base di riferimento fatta di schemi trasversali che comprendono requisiti di sicurezza alimentare, sostenibilità ambientale, benessere animale, gestione e parità degli addetti. Nello specifico la certificazione MSC attesta che la zona di pesca da cui proviene il prodotto è gestita secondo modalità sostenibili, prendendo in considerazione l’intero ecosistema marino e l’efficienza del sistema di gestione. Tale standard per la pesca sostenibile supporta esclusivamente i prodotti ittici pescati, e non quelli allevati, di acqua dolce e di mare.
Come scegliere un tonno più sostenibile
Il marchio Friend of the sea garantisce, invece, l’origine dei prodotti ittici, oltre a promuovere la pesca e l’acquacoltura sostenibile. Si tratta, dunque, di una certificazione più completa in grado di garantire la sostenibilità e la tracciabilità dei prodotti, catturati o allevati, ma anche l’impegno per una diversificazione dello stock ittico, simbolo di uno sfruttamento sostenibile.
Infine, esiste anche il marchio Dolphin Safe, che certifica l’impiego di tecniche di pesca del tonno che non mettono a rischio la vita dei delfini e garantisce il rispetto dell’equilibrio dell’intero ecosistema marino.
Il tonno è classificato tra le specie prossime alla minaccia di estinzione. Come abbiamo visto, la pesca indiscriminata potrebbe rendere in futuro sempre più raro trovare un piatto a base di tonno sulla nostra tavola.
Quando acquistiamo un prodotto di questo tipo, chiediamoci dunque se quei 20 secondi in più per valutare cosa stiamo comprando siano effettivamente tempo sprecato. Il gioco vale la candela?
Come scegliere un tonno più sostenibile
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