Dopo la data di scadenza, l’origine geografica è una delle principali informazioni che il consumatore ricerca sulla confezione di un prodotto alimentare. La delocalizzazione dei processi produttivi e l’impiego di ingredienti di varia provenienza spesso rendono estremamente difficile l’interpretazione di questo dato.
In questo articolo vi illustriamo alcuni semplici accorgimenti che puoi utilizzare per leggere correttamente l’etichetta ed individuare i prodotti del territorio.
1. Verifica che l’alimento appartenga ad una categoria per cui vige l’obbligo di indicare l’origine in etichetta
In Unione Europea tale obbligo è valido solo per i seguenti prodotti:
- carne bovina, suina, ovina, caprina e avicola (fresca, congelata e surgelata) se priva di altri ingredienti quali spezie e aromi
- frutta e verdure fresche non trasformate
- uova
- miele
- pesce e altri prodotti ittici freschi e non trasformati
- olio vergine ed extravergine di oliva
- prodotti di agricoltura biologica
- vini e bevande alcoliche oggetto di indicazioni geografiche riconosciute (DOCG, DOC, IGT, DOP e IGP)
- prodotti DOP e IGP
Inoltre, in Italia questo obbligo si estende anche a:
- prodotti a base di pomodoro (sughi e salse)
- pasta di grano duro
- riso
- latte e prodotti caseari
2. Controlla se nell’etichetta o nell’imballaggio è stato apposto un logo DOP o IGP
Si tratta di certificazioni geografiche riconosciute dall’Unione Europea aventi lo scopo di valorizzare e garantire la qualità delle eccellenze agroalimentari di uno specifico territorio. In merito al tema dell’origine è importante distinguere:
Denominazione d’Origine Protetta (DOP): indica un alimento le cui qualità e caratteristiche sono essenzialmente, o esclusivamente, dovute all’ambiente geografico in cui è stato prodotto. Il marchio DOP certifica che le materie prime e tutte le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione sono avvenute nell’area indicata.
Indicazione Geografica Protetta (IGP): identifica un prodotto le cui caratteristiche dipendono dall’area geografica di origine. In questo caso il marchio certifica che almeno una tra le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione è avvenuta nell’area indicata. Un prodotto IGP, dunque, può essere preparato in una determinata area geografica utilizzando una materia prima proveniente da un altro territorio.
È importante notare che il marchio Specialità Tradizionale Garantita (STG) non dà alcuna garanzia sulla zona di origine di un prodotto alimentare. A differenza delle precedenti, questa sigla indica che il prodotto è stato ottenuto con una ricetta tipica o con un metodo di produzione tradizionale. Ciò significa che il prodotto STG può essere preparato in un qualsiasi Paese dell’Unione Europea a patto che la produzione rispetti il relativo disciplinare e sia certificata da un organismo di controllo accreditato.
In Italia i prodotti STG sono solamente tre: amatriciana tradizionale, pizza napoletana e mozzarella.
3. Verifica se si tratta di un prodotto biologico
Questi beni sono identificati dal logo europeo che raffigura una foglia stilizzata recante le stelle dei Paesi europei. Per questi prodotti è obbligatorio indicare l’origine delle materie prime in etichetta mediante una delle seguenti indicazioni:
- Agricoltura Italia: significa che tutti gli ingredienti o le materie prime derivano da un solo Paese, l’Italia;
- Agricoltura UE: significa che le materie prime hanno origine in due o più Paesi dell’Unione Europea;
- Agricoltura non UE: significa che le materie prime hanno origine in Paesi non appartenenti all’Unione Europea;
- Agricoltura UE/non UE: significa che le materie prime sono di provenienza europea e non europea in proporzioni e quantità variabili.
4. Controlla se sulla confezione è presenta la certificazione “100% Made in Italy”, anche detta “tutto italiano” o “100% italiano”
È l’unica certificazione in grado di identificare i prodotti interamente realizzati in Italia, ottenuti da materie prime e da processi produttivi originari del nostro Paese. Tale garanzia non è possibile averla, invece, con il tipico marchio d’origine “Made in Italy”, che attesta, in modo indistinto, che la merce è stata parzialmente o totalmente prodotta nel territorio italiano.
Codice a barre e QR code: sono utili?
Spesso il consumatore si affida a strumenti di vario tipo, come codice a barre o QR code, per avere informazioni sull’origine di un alimento.
Il codice a barre è nato per scopi differenti dalla tracciabilità quali la gestione degli ordini, la collocazione dei prodotti sugli scaffali e la realizzazione dell’inventario. Per questo motivo è importante imparare ad utilizzare ed interpretare correttamente le informazioni che ci offre. Solitamente si pensa che le prime tre cifre del codice a barre indichino il luogo di provenienza del bene. In realtà questi numeri, in Italia compresi tra 800 e 830, individuano il Paese in cui ha sede legale il proprietario del marchio. Questo luogo può differire dalla zona in cui risiede il produttore o in cui si trova lo stabilimento di trasformazione o confezionamento dell’alimento.
Inoltre, in alcuni casi il consumatore può ricorrere al QR code, un codice a barre bidimensionale fatto di puntini racchiusi all’interno di una cornice. Questo viene letto dallo smartphone e solitamente rimanda al sito web del produttore. In questo caso è importante sapere che non esiste alcun ente che certifica l’attendibilità delle informazioni così richiamate che potrebbero essere, quindi, fuorvianti. Di conseguenza, il consumatore per testare la veridicità della provenienza indicata nel sito web dovrà cercare altre informazioni ricorrendo agli accorgimenti presentati in questo articolo.
Se vuoi scoprire di più sul marchio “Made in Italy”, leggi l’articolo: Il significato del marchio made in Italy