L’acquacoltura è l’allevamento di organismi acquatici (pesci, crostacei, molluschi e piante acquatiche) in ambienti circoscritti e controllati dall’uomo.
Possiamo classificare il fenomeno in base a due fattori principali.
Per quanto riguarda il tipo di ambiente abbiamo:
– acquacoltura marina;
– acquacoltura continentale o di acqua dolce.
In riferimento invece al tipo di allevamento possiamo distinguere tra:
– estensivo, quando utilizza risorse naturali, sfrutta una vasta area e permette un’alimentazione naturale;
– intensivo, quando vengono impiegate vasche in vetroresina o cemento (allevamento a terra) o gabbie (allevamento in mare), la densità dei pesci è elevata e le superfici sono ridotte, mentre l’alimentazione è artificiale ed avviene attraverso mangimi a base di farina e/o olio di pesce o alimenti naturali.
Una Risorsa per il futuro…
In Italia oltre il 40% degli alimenti ittici derivano da allevamenti. Le previsioni indicano uno sviluppo sempre maggiore della pratica, individuata come una delle soluzioni per:
– fronteggiare la sovra-pesca e lo sfruttamento delle acque;
– combattere la malnutrizione;
– ridurre gli scarti presenti nei mari, provocati dall’abbandono di attrezzature per la pesca.
…o un potenziale problema?
Andando ad analizzare l’impatto sull’ecosistema, l’acquacoltura estensiva sostenibile rappresenta un esempio di interazione tra attività umana e conservazione dell’ambiente, mentre quella intensiva mostra problematiche, alcune delle quali elencate di seguito:
● Il rilascio di sostanze nell’ambiente circostante come rifiuti organici, scarti di mangime, disinfettanti o antibiotici. Questi ultimi, in particolare, risultano necessari per evitare l’insorgenza di malattie a causa del sovraffollamento di pesci;
● L’allevamento di pesci carnivori richiede significative quantità di pesce, pescato spesso lontano dalle acque di allevamento e trasformato in mangime. Si stabilisce così un sistema ad alto sfruttamento di risorse (sovra-pesca) e ad alto consumo di energia per il trasporto e la produzione dei mangimi;
● L’eutrofizzazione, cioè la dispersione di nutrienti nell’ambiente acquatico può aumentare le sostanze organiche disciolte in acqua, e può dare origine a fioriture algali, le quali si pongono come una minaccia alla qualità della vita ed alla sopravvivenza degli organismi;
● L’abbattimento delle piante acquatiche, per la maggior parte mangrovie, per fare spazio alle vasche. Questo può determinare la scomparsa di specie che trovavano in queste piante un habitat, ed inoltre si incorre nell’abbattimento di una naturale barriera di protezione contro i maremoti.
Indicazioni per l’acquisto
L’Unione Europea ha prontamente emanato norme restrittive in materia di ambiente, salute degli animali e tutela del consumatore in materia di acquacoltura; per limitare ulteriormente i possibili effetti negativi sull’ambiente il consumatore può:
● Controllare le indicazioni obbligatorie in etichetta riguardo il metodo di produzione ed il paese di allevamento o zona di origine del prodotto (es. “pesce allevato in Italia”). Purtroppo non è obbligatorio indicare la località precisa di allevamento, possiamo tenere presente però che specie come ad esempio anguille, spigole, orate possono essere allevate in lagune o laghi costieri, bacini tipici dell’acquacoltura estensiva;
● Preferire specie erbivore o onnivore (es. carpe e cefali), che possono nutrirsi di farine vegetali;
● Sostenere la molluschicoltura, cioè l’allevamento di bivalvi come cozze, vongole e ostriche; queste specie si nutrono filtrando l’acqua circostante e non necessitano mangimi, richiedono però un ambiente sicuro da sostanze nocive;
● Scegliere la certificazione ASC (Acquaculture Stewardship Council) presente in etichetta, organizzazione indipendente, internazionale e senza scopo di lucro che si occupa di controllare che le pratiche di acquacoltura rispettino determinati standard in termini di impatto ambientale e sociale. Dal punto di vista ambientale gli allevamenti devono dimostrare un impegno attivo nel minimizzare il loro impatto sull’ambiente naturale circostante. Dal punto di vista sociale la certificazione è garanzia di rispetto dei lavoratori e di tutela delle comunità locali. Gli standard attuali ricoprono 17 gruppi di specie ittiche.
Un’idea di innovazione
Le potenzialità dell’acquacoltura stanno dando vita ad innovazioni per migliorare il fenomeno e ridurne gli aspetti problematici. Un esempio è dato dall’acquacoltura multi-trofica integrata (IMTA).
Questa tecnica consiste nel riprodurre un ecosistema semplificato costituito da una specie predatore (pesce carnivoro), organismi filtratori (cozze e vongole) e piante acquatiche. Il predatore viene nutrito con mangime, i quali scarti vengono utilizzati da filtratori e piante acquatiche diminuendo così batteri e nutrienti nell’ambiente; questo sistema permette di ridurre i danni creati da una possibile eutrofizzazione, trasformando gli scarti in una risorsa per gli altri organismi.