Oggi vogliamo parlare di etichetta. Quante volte ci lasciamo catturare dai suoi colori arcobaleno sullo scaffale del supermercato? Eppure, la sua funzione non è solamente quella di decorare il packaging dei prodotti alimentari e farne pubblicità, anzi!
L’etichetta rappresenta a tutti gli effetti un importante strumento di comunicazione e trasparenza tra il produttore (l’azienda) e il cliente finale. È il “biglietto da visita” che introduce l’alimento al consumatore: le informazioni riportate sono (per la maggior parte) regolamentate per legge e contribuiscono a definire vari aspetti di un prodotto, da quelli nutrizionali alla sua sostenibilità.
Scopriamo tutto ciò che occorre sapere per decifrare al meglio un’etichetta alimentare!
Le informazioni obbligatorie
L’etichetta rappresenta la carta d’identità di un prodotto alimentare: agevola il consumatore finale – sempre più interessato a un acquisto consapevole – e, non meno importante, anche l’intero mercato europeo. Il Regolamento UE attualmente in vigore a supporto e tutela delle etichette alimentari è il 1169/2011.
Tra le informazioni obbligatorie da riportare in etichetta, troviamo:
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la dichiarazione nutrizionale (con valore energetico e quantità di grassi, grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale);
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l’elenco degli ingredienti, disposti in ordine decrescente di quantità (dal più presente al meno);
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il tipo di materiale che costituisce il packaging dell’alimento e le istruzioni per il suo corretto smaltimento tra i rifiuti (dal 1° gennaio 2022);
l’indicazione di sostanze che possono provocare allergia o intolleranze (per esempio latte e/o cereali), evidenziate con carattere e dimensione distinguibili dal resto delle informazioni.
Le informazioni facoltative
Oltre a descrivere puntualmente il prodotto alimentare, l’etichetta può essere utilizzata dai produttori anche per valorizzare determinate qualità e dunque per differenziare un alimento rispetto a un altro. Qui entrano in gioco i cosiddetti claims, ovvero indicazioni nutrizionali e salutistiche che definiscono particolari proprietà benefiche in merito, per esempio, all’energia (apporto calorico) e/o alle sostanze nutritive che l’alimento contiene.
“A basso contenuto di grassi”, “senza zuccheri (aggiunti)”, “fonte di fibre”, “ad alto contenuto di proteine”… sono solo alcuni degli esempi più diffusi di claims che è possibile trovare sulle etichette alimentari. Anche in questo caso, il loro utilizzo è regolamentato dalla legge (Reg. UE 1924/2006), per evitare abusi o informazioni ingannevoli. Per fare un esempio pratico, solo un prodotto che supera un determinato valore soglia per uno specifico nutriente può esporre l’indicazione corrispondente (per es. “fonte di fibre” corrisponde ad almeno 3g di fibre ogni 100g di prodotto).
Oltre alle indicazioni sui valori nutrizionali, in etichetta è facile individuare loghi o simboli, di cui spesso non si conosce il significato. Nella maggior parte dei casi, si tratta di certificazioni che caratterizzano un prodotto di particolare qualità, salubrità o sostenibilità.
In questi casi, quando si tratta di standard riconosciuti e verificati da enti terzi (per es. biologico, DOP, IGP, Fairtrade, ecc), il produttore sostiene dei costi, spesso anche rilevanti, per garantire al consumatore che quel prodotto abbia attributi migliori. Il prezzo di questi prodotti, di conseguenza, è generalmente più elevato, ma può rappresentare un valore aggiunto da premiare durante la spesa!
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Alcuni consigli pratici
Quali sono dunque i dettagli a cui vale la pena dare uno sguardo prima di inserire un prodotto alimentare nel carrello? Tra le indicazioni “di base” da controllare a colpo d’occhio, troviamo:
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Lista degli ingredienti: parti da qui per capire quello che stai effettivamente per mangiare. Scoprirai di cosa è fatta una tavoletta di cioccolato o che i batteri lattici che fermentano lo yogurt sono sempre gli stessi!
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Nome del produttore, stabilimento di produzione e, se diverso, di confezionamento: da dove viene il tuo alimento? Sapevi che spesso il luogo di produzione e quello di confezionamento non coincidono? Ti sorprenderà sapere che alcuni marchi sono prodotti da altri produttori più noti (e apparentemente insospettabili)!
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Data di scadenza o termine minimo di conservazione: indispensabile per evitare sprechi e organizzare la dispensa! Nel primo caso la dicitura di riferimento è “da consumarsi entro…” e indica il limite temporale oltre il quale l’alimento potrebbe diventare dannoso per la salute e, dunque, non vada consumato. “Da consumarsi preferibilmente entro…” indica invece un termine oltre il quale il prodotto può ancora essere consumato senza rischio (se correttamente conservato!) ma potrebbe presentare alcune variazioni sulla sua qualità (come il colore, consistenza, etc).
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Origine della materia prima: nei casi in cui la presenza di simboli (es. bandiera italiana) o diciture sulla confezione del prodotto possa essere fuorviante rispetto alla reale origine della materia prima, quest’ultima deve essere obbligatoriamente riportata. Per esempio se su un pacco di frollini alle nocciole è riportata la voce “antica ricetta italiana” ma le nocciole provengono dalla Turchia, l’origine andrà segnalata in etichetta.
Consultare l’etichetta dei prodotti alimentari è un’abitudine che in pochi secondi può fare la differenza in tavola. Ora hai già delle ottime basi per interpretarla al meglio, per tutto il resto c’è l’app Weeshop!