Le scelte alimentari condizionano da sempre non solo lo stato di salute dell’uomo ma anche la qualità dell’ambiente in cui esso vive. Le produzioni alimentari sono, infatti, tra i principali responsabili di problematiche ambientali, quali la perdita di biodiversità, i cambiamenti climatici, il calo delle falde idriche e l’erosione del suolo.
Negli ultimi anni i consumatori stanno prendendo sempre più consapevolezza del fatto che anche piccole scelte quotidiane siano fondamentali nel garantire il giusto equilibrio tra attività umana e la buona salute del nostro pianeta.
Tuttavia, non è sempre facile concretizzare il proprio impegno anche a causa di informazioni e indicazioni non sempre chiare.
A tale riguardo, il WWF ha proposto sette buone abitudini che ciascuno di noi dovrebbe adottare per affrontare la sfida della sostenibilità e garantire, quindi, un futuro migliore. Vediamoli insieme.
1. Privilegiare prodotti locali e di stagione
Acquistando locale, il consumatore privilegia la filiera corta, caratterizzata da un numero ridotto e circoscritto di passaggi produttivi ed intermediazioni commerciali. Questa scelta riduce le emissioni dovute al trasporto e contribuisce a garantire un reddito adeguato agli agricoltori locali.
Al riguardo una buona pratica consiste nel consumare alimenti di stagione in modo da limitare l’utilizzo di serre ed i relativi costi ambientali dovuti al riscaldamento e all’energia, oltre a mantenere un maggior apporto nutrizionale, trattandosi di prodotti che impiegano meno tempo per arrivare sulle nostre tavole.
2. Prediligere prodotti provenienti da agricoltura biologica
L’agricoltura in Italia è responsabile di oltre il 60% dei consumi idrici nazionali, una percentuale troppo alta che rivela la necessità di modificare le attività produttive per salvaguardare le risorse idriche del Paese. Questo obiettivo può essere conseguito mediante la diffusione dell’agricoltura biologica, un metodo di produzione che consente di ottenere cibi sani e saporiti, generando simultaneamente numerosi benefici ambientali.
Oltre alla tutela delle risorse idriche, grazie alla riduzione dell’irrigazione intensiva, questo metodo è in grado di migliorare la capacità dei suoli di assorbire e fissare il carbonio, sottraendo in questo modo anidride carbonica all’atmosfera. Infine, proibendo l’utilizzo di fertilizzanti chimici, pesticidi, antibiotici e ormoni, l’agricoltura biologica è in grado di ridurre il rischio di contaminazione dei corsi d’acqua e di bioaccumulo di sostanze tossiche.
3. Consumare maggiori quantità di cereali, legumi, ortaggi e frutta
Il settore della produzione alimentare rappresenta il maggiore emettitore di gas serra, nonché il principale responsabile di perdita di biodiversità. Al riguardo occorre evidenziare il notevole impatto dell’industria della carne che produce il 14% delle emissioni globali, valore superiore a quello del settore dei trasporti. È, quindi, evidente che cambiare le scelte alimentari ed adottare una dieta meno ricca, se non priva, di carne ha certamente un impatto significativo sulle emissioni globali di CO2 e metano.
Gli esperti suggeriscono, dunque, una dieta varia e ricca di alimenti vegetali e moderate quantità di pesce e carne, riuscendo, così, a ridurre gli effetti negativi sull’ambiente, oltre che sulla salute dell’uomo.
4. Consumare pesce adulto e specie meno conosciute
Il consumatore dovrebbe prediligere prodotti ittici di specie adulte e poco conosciute. In questo modo si favorisce la crescita e la capacità di riproduzione dei pesci e si limita l’impatto negativo della pesca sulle categorie di prodotti più sfruttate, riducendo, quindi, il problema della biodiversità.
In particolare nel Mediterraneo le specie che hanno superato la soglia di sostenibilità sono le più commerciali quali sardine, acciughe, merluzzo, triglia, melù, gambero, salmone, tonno, pesce spada e crostacei. Il consumatore dovrebbe, quindi, orientarsi verso specie meno conosciute come lampuga, tonnetto alletterato, aguglia, sgombro, palamita, sarde e zerri, cefalo, occhiata, ricciola, spigola ed orata.
5. Consumare prodotti semplici
Negli anni la tendenza di acquistare prodotti “food to go” è cresciuta notevolmente, poiché il consumatore ha dimezzato il tempo che dedica alla cucina domestica a causa di uno stile di vita sempre più frenetico. Questo comporta l’utilizzo di beni trasformati e pronti al consumo che hanno, però, un impatto deleterio sull’ambiente, principalmente per le grandi quantità di energia richieste nelle fasi di produzione e conservazione. Si consiglia, quindi, di ridurre al minimo gli alimenti eccessivamente trasformati, quali sughi, surgelati, piatti pronti refrigerati o frutta già tagliata, a favore di cibi semplici, salutari e nutrienti.
6. Diversificare la dieta
Una dieta bilanciata garantisce un apporto di energia e nutrienti in grado di prevenire sia carenze che eccessi nutrizionali. A tal proposito si suggerisce, quindi, un ritorno allo stile di vita mediterraneo fatto di antiche abitudini e tradizioni, di alimenti semplici e non elaborati. In questo modo si preserva la salute dell’uomo da malattie croniche e cardiovascolari, riducendo, al contempo, l’impatto ambientale grazie al minor utilizzo di beni comuni e trasformati.
7. Ridurre gli sprechi
In Italia circa 70% dello spreco alimentare complessivo ha origine nei frigoriferi dei consumatori. Buttiamo infatti oltre 700 grammi di cibo a testa ogni settimana perchè scaduto, mal conservato o acquistato o cucinato in eccesso. Oltre ad evidenti ripercussioni etiche, tale comportamento aggrava gli effetti negativi della filiera alimentare sull’ambiente, aggiungendo un ulteriore problema ai numerosi già descritti. Di conseguenza risulta fondamentale incentivare il consumatore a reinventare gli avanzi, utilizzare in modo strategico il frigorifero ed effettuare acquisti intelligenti, ricorrendo ad una buona lista della spesa.
L’intervento del WWF, dunque, testimonia la necessità di diffondere la “cultura della sostenibilità”, basata su una prospettiva di sviluppo durevole a beneficio di tutte le popolazioni presenti e future.
I sette comportamenti individuati dal WWF, qui riportati, rappresentano pertanto solo il punto di partenza verso un cambiamento reale che deve coinvolgere ogni cittadino, impresa ed istituzione del globo.