Siamo nel pieno di questa calda e afosa estate e con la mente ci proiettiamo in riva al mare, al tramonto, coi piedi affossati nella sabbia, intenti ad assaporare un’ottima degustazione di crostacei, annaffiati da un ottimo calice di bollicine… Ma sapremmo distinguere cosa abbiamo nel piatto?
In realtà, amiamo follemente i crostacei, tanto che ogni ristoratore li propone nella propria carta, proprio perché vengono considerati “un porto sicuro”.
Con questo articolo cercheremo di spiegare le differenze fra le varie tipologie di crostacei che ritroviamo a tavola, da dove proviene il pescato che consumiamo abitualmente e vi suggeriremo alcuni tips da ricordare quando li cuciniamo a casa, perché dei crostacei… non si butta via nulla!
Gamberi, mazzancolle e scampi: sai le differenze?
Classificati come crostacei decapodi, proprio perché posseggono tutti dieci zampette, solo un occhio un po’ allenato può riconoscerli senza fare errori.
Ecco allora le principali caratteristiche che li contraddistinguono:
- Gamberi: sono i più piccini, sprovvisti di chele e presentano delle piccole antenne.
In base alla dimensione, possiamo distinguere i gamberi dai gamberoni, anche se non sono solamente le dimensioni a variare, ma anche il colore: per i gamberi vira dal rosa al bianco, mentre per i gamberoni la colorazione è tendente al rosso scuro o viola. I primi hanno un sapore dolce e delicato, i secondi invece presentano un sapore più intenso e una consistenza apprezzabilmente più carnosa. I gamberetti sono invece, molto semplicemente, dai gamberi dalle dimensioni più ridotte. - Mazzancolle: più pregiate dei gamberi, ma meno degli scampi, hanno un corpo affusolato ed un colore grigio chiaro con riflessi rossastri, anche se con la cottura virano verso il rosato. Hanno un sapore molto delicato e per questo sono facilmente confondibili con i gamberi stessi.
- Scampi: dalle dimensioni più considerevoli rispetto a gamberi e mazzancolle, presentano un tratto inconfondibile, le due lunghe chele. Dal sapore delicato, odorano di mare ed hanno un polpa soda che li rende decisamente, fra i crostacei, i più costosi e pregiati.
Gemelle diverse: l’astice e l’aragosta
Entrambe decapodi, l’astice si distingue per il carapace liscio ed è dotato di due chele sugli arti. L’aragosta, dal canto suo, possiede due lunghe antenne e, sul carapace, si possono notare tutta una serie di spine che utilizza per difendersi. L’astice generalmente si presenta con una colorazione tendente al marrone scuro, mentre l’aragosta è notoriamente di colore rossiccio.
Ma è sul gusto che la differenza è determinante: se l’astice ne possiede uno più deciso, quello dell’aragosta è molto più dolce e delicato. Quindi, la prossima volta che vi verranno presentati a tavola, attenzione al palato!
Crostacei senza sprechi
Visto che parliamo di prodotti ittici da consumare con accortezza (a tutti sono noti i loro prezzi da capogiro) è sempre utile conoscere anche altri aspetti che li riguardano.
Innanzitutto, per quanto riguarda l’origine, bisogna sapere che la maggior parte sono d’importazione e provengono da: Thailandia, Vietnam, Ecuador, Argentina, India, Indonesia, Brasile e Bangladesh ed andranno a costituire principalmente il pesce venduto congelato e surgelato. Solo una piccola percentuale invece proviene dal nostro Paese ed è quella che noi considereremo “fresco” o “pescato”.
Non tutti probabilmente sanno che i crostacei sono fra i prodotti ittici maglia nera per la sostenibilità (se ti interessa questo aspetto, continua a seguirci!). Anche in questo caso possiamo però adottare alcune semplici accortezze:
- per i prodotti da banco frigo si può controllare la presenza di marchi, come quello MSC (Marine Stewardship Council), garanzia di pesca sostenibile, o ASC (Aquaculture Stewardship Council), garanzia di allevamento sostenibile, contraddistinti da loghi ben riconoscibili sul packaging;
- per il prodotto sfuso, come accade in pescheria, possiamo quantomeno verificare specie, luogo e metodo di cattura, informazioni che devono essere riportate obbligatoriamente.
Ora, una volta acquistati, dobbiamo impegnarci a valorizzarli al meglio e al massimo, senza sprechi. Come fare? Con le teste possiamo preparare un ottimo brodo, una bisque o una salsa, che vada ad accompagnare l’assaggio della polpa. Non ci rimangono che gli esoscheletri, sicuri di volerli buttare? Assolutamente no! Cuoceteli direttamente in pentola con spezie e odori e vedrete che concentrato di aromi e sapore!
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