Il rapporto Eurispes 2020 ha registrato che ben l’8,9% della popolazione italiana ha adottato una dieta vegetariana o vegana, un record per il nostro Paese.
Ma vegetariani e vegani possono bere vino? Apparentemente la risposta può sembrare banale e scontata. Il vino, infatti, non è altro che succo d’uva fermentato con lieviti e zucchero, prodotti consumabili in ogni dieta. Ciò nonostante non bisogna dimenticare che durante il processo di vinificazione i disciplinari di produzione consentono l’impiego di gelatine ed additivi, spesso di origine animale, nelle fasi di filtrazione e chiarificazione del vino.
Chi segue un’alimentazione vegetariana consuma prodotti che non devono contenere alcun tipo di ingrediente derivante dalla carne o dall’uccisione diretta di animali. Il vino è, dunque, idoneo al consumo solo se prodotto senza l’impiego di derivati quali la colla di pesce, la colla di ossa o la gelatina di origine animale. Queste regole valgono anche per la produzione del vino destinato all’alimentazione vegana secondo cui nel processo produttivo non deve venir impiegato, direttamente o indirettamente, alcun derivato di origine animale. In questo caso sono, quindi, vietati additivi e coadiuvanti tecnologici quali l’albumina d’uovo, il lisozima e la caseina, che invece possono essere impiegati nei prodotti vegetariani.
Queste sostanze, organiche ed inorganiche, sono generalmente utilizzate per filtrare o chiarificare il vino. Seppur vengano eliminate per sedimentazione non è possibile escludere che rimangano delle tracce residue nel mosto qualora impiegate. Per questo motivo, per la produzione di vini adatti ai vegetariani e vegani, deve essere esclusa l’aggiunta di tali sostanze in ogni fase di produzione, fino al confezionamento ed all’etichettatura. È buona pratica, dunque, impiegare per la chiarificazione e la filtrazione coadiuvanti a base di cellulosa o farine fossili di origine vegetale o minerale.
Come riconoscere un vino vegan o vegetariano
Oggigiorno trovare e riconoscere un vino vegano o vegetariano non è una questione semplice. Infatti, la materia non è ancora regolata dalle norme comunitarie, né tantomeno da quelle nazionali. Si demanda, dunque, la facoltà al singolo produttore di inserire o meno in etichetta il claim “vino vegano” o “vino vegetariano”, sottostando alla norma generale che prevede la veridicità, la non ingannevolezza e l’oggettività di quanto scritto. Al riguardo è importante evidenziare la nascita di società private volte a verificare la caratteristica vegan dei prodotti.
La più conosciuta è l’AVI, Associazione Vegetariana Italiana, che promuove il marchio “Qualità Vegetariana Vegan®” concesso in uso alle imprese a seguito di ispezioni condotte da un ente terzo indipendente. Questo marchio ha lo scopo di comunicare al consumatore in modo immediato ed intuitivo la caratteristica vegan del vino. Oltre a prevedere la totale assenza di carne, pesce, molluschi e crostacei nei prodotti vegetariani e quella di derivati di origine animale per i vegani, lo standard assicura l’esclusione di tali prodotti anche negli ausiliari di fabbricazione e nei materiali di confezionamento, come attrezzature, packaging e colle per l’etichetta.
I vini vegani in Italia
Negli ultimi anni Bio Bank ha censito che in Italia sono più di venti i produttori vitivinicoli, distribuiti da Nord a Sud, che danno vita a prodotti vegani a base di uve di vario tipo. In Trentino Alto Adige, per esempio, i vignaioli producono vini veg a base di Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Gewurztraminer, Lagrein, Merlot, Moscato Giallo, Pinot Grigio e Pinot Nero. Nel resto d’Italia è, poi, possibile degustare vini vegani a base di Vermentino, Ciliegiolo, Sangiovese, Malvasia Nera, Pugnitello e Glera, impiegata per il celebre Prosecco veg.
Se fino a pochi anni fa questo settore rappresentava una nicchia del mercato, ora conta una produzione pari a qualche milione di bottiglie l’anno. Queste vengono in buona parte esportate nel Nord Europa, dove spiccano per importanza la Svezia e il Regno Unito. L’aumento della domanda di prodotti enologici vegan è, dunque, un chiaro segno della crescente sensibilità del consumatore a temi etici, quali la tutela della salute degli animali.
Ma sarà proprio la produzione vegan la nuova frontiera dopo il vino bio?
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